Il  4 aprile è la Giornata internazionale  per la consapevolezza sulle mine antipersona. È un tema molto sentito e molto sofferto per l’Ucraina visto che in seguito alla guerra iniziata nel 2014 dalla Russia le vittime ucraine accertate al 1° gennaio 2019, provocate dalle mine piantate dai russi nel Donbass, sono state 833 (269 morti, di cui 27 bambini e 564 feriti, di cui 61 bambini).

L’Ucraina, per essere libera, ma anche per difendere la frontiera orientale dell’UE e della NATO dalla cui creazione oggi ricorrono 70 anni, sta pagando un prezzo umano altissimo in questi 5 anni. In totale dal 2014 sono stati uccisi più di 13 mila cittadini ucraini.

A parte i morti e feriti le conseguenze di territori minati sono socio-economiche e psicologiche. Le mine rendono difficilmente accessibili scuole, ospedali, negozi ecc., la gente non può dedicarsi all’agricoltura e quindi al proprio sostentamento.

Accertato questo, la solidarietà internazionale non si deve solo limitare all’esprimere una profonda preoccupazione per un ennesimo atto di brutalità russo, le sanzioni economiche contro la Russia devono essere rafforzate, la pressione politica internazionale deve continuare affinché il Cremlino lasci i territori illegalmente occupati della Crimea e dell’Est ucraino.

Perché pensando ad un’Ucraina libera, nelle frontiere internazionalmente riconosciute, e democratica (lo svolgimento del primo turno delle elezioni presidenziali il 31 marzo lo ha confermato pienamente) si pensa all’Europa intera - senza guerre, odi e violenze che tutti noi vogliamo avere sia oggi sia per le future generazioni.

Essere neutri per gli europei o far finta che niente succeda, di fronte a varie minacce e ricatti russi – sul piano militare (in Ucraina), quello della disinformazione e quello economico (nell’UE) – non è ammissibile.